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SCHEDA POLITICA

Non si può dire molto sulla mia storia politica. Ho trentaquattro anni, quindi anche volendo immaginare un lungo percorso dentro il partito, inevitabilmente questo si scontrerebbe con l’anagrafe. Diciamo semplicemente che quello che ho fatto mi permette oggi di essere quello che sono. Un po’ paretiano come discorso, ma efficace come descrizione.

La prima tessera l’ho presa a 15 anni: Fronte della Gioventù di Bologna. Erano tempi in cui più che alla politica esterna al partito, si amava discutere della politica interna. Rauti, Fini, e quant’altro erano i temi “caldi” che dividevano i giovani; temi così caldi che quella tessera non l’ho mai vista, né in fin dei conti so se sono mai risultato, in qualche elenco impolverato, iscritto al glorioso FdG. Mi fu negata perché mio padre, che del MSI è stato dirigente per anni (ma forse si dovrebbe dire decenni!), era dichiaratamente “finiano”, mentre il Fronte di allora era “rautiano”. Fu una dirigente del FdG a farmi capire che quella tessera non l’avrei mai vista, con una porta chiusa perentoriamente in faccia, mentre cercavo di recuperare qualcosa dalla stanza di Vicolo Posterla (gloriosa sede della Destra bolognese) adibita a sede dei giovani. Poi, ironia della sorte, quella ragazza sarebbe diventata un’amica, di quelle con la A maiuscola.
Ma, come si suol dire, l’inizio non fu dei migliori. Così decisi di prendere la tessera del MSI l’anno successivo, il 1991, tessera che almeno vidi, prima che mi venisse stracciata, anche questa in faccia, durante una festa, da quella che allora era la ragazza che frequentavo. Fine della storia con la ragazza, non con il MSI. Così per tre anni rinnovai la tessera, scontando il mio essere di Destra, e quindi fascista, al Liceo.
Non erano tempi semplici, ma oggi, che sono trascorsi, li ricordo con un certo piacere. Mio padre, che pur non mi spronava all’attività politica, mi ha sempre fatto capire che nel bisogno lui ci sarebbe stato, e di bisogno ce ne era tanto. I compagni dell'allora FIGC, una sigla che confondevo con quella del calcio, ma con cui aveva poco a che fare, mi attaccavano al muro senza avere necessariamente un motivo. Non dimentico i 5 in pagella, più politici che altro e l’arroganza di tanti che, ammantati di progressismo, ti guardavano come un diverso, da annichilire e se possibile, da eliminare.
Poi il primo incarico come corrispondente de “Il Secolo d’Italia”, grazie ad un articolo scritto per conto di mio padre che decise di farlo firmare a nome mio. Ricordo ancora l’argomento: il monumento ai Caduti di Imola, che l’allora Sindaco voleva trasferire, tra l’opposizione generale e dunque anche del MSI ,al Piratello. Come ricordo anche l’ultimo mio “pezzo” da San Patrignano, dove fui mandato in occasione dell’anniversario della morte di Vincenzo Muccioli, uno dei più grandi protagonisti del nostro tempo. Ancora ricordo l’emozione che provavo quando correvo in edicola (l’abbonamento a “Il Secolo” in quegli anni era un po’ lacunoso) per vedere se i miei articoli venivano pubblicati.
Arrivò così, anch’esso di corsa, il 1994. Il partito andò al Governo e a Bologna c’era bisogno di creare un nuovo gruppo giovanile. Già da liceale, ai tempi delle fatidiche contrapposizioni Fini-Rauti, ero entrato nel FUAN, il Fronte Universitario di Azione Nazionale, e ne divenni nell’ottobre del 1993 segretario regionale (carica inesistente, ma di sicura efficacia). Mio fratello, più grande di tre anni, anche lui malato di politica ma in maniera meno morbosa, decise, con il sacrificio che solo i fratelli sanno compiere, di cedermi il passo, rimanendo al contempo sempre al mio fianco.
Da lì i primi circoli, le uscite, l’entusiasmo delle prime volte, quando si scappava di casa la mattina alle 5 per attaccare i manifesti ed io, appena diciottenne, mi prodigavo per insegnare ai tanti universitari avvicinatisi al FUAN come si faceva un rotolo, come andava impiegata la colla, come si attaccava un manifesto, come non farsi “sgamare” dai compagni; cosa quest’ultima che in verità mi è sempre riuscita poco.
Il battesimo del fuoco lo ebbi nel 1993. Bossi, allora leader della Lega Lombarda, venne a Bologna. Si decise di attaccare qualche manifesto del MSI, ovviamente in zona universitaria. Finì male, ma poteva finire peggio. O ancora quando più tardi nel 1998, nel cuore di via Zamboni, si raccoglievano le firme in favore dei Cobac, i misteriosi Comitati di Base per la Costituente di Mario Segni. In quell’occasione finì peggio, all’ospedale. Per la disperazione di mia madre che giurò che non avrei più messo piede nella sede del partito; tuttavia, tra l’intolleranza della sinistra e la pazienza di mia madre, si andò avanti.
Partecipai al Congresso di Fiuggi come delegato, avvertendo il vivo dolore per la scomparsa del Movimento Sociale Italiano, dolore che fu soffocato in buona parte dalla gioia per la nascita di Alleanza Nazionale. Era un pezzo di Italia che se ne andava, non condannata dalla storia né travolta dagli scandali; semplicemente un partito che, per amore della Patria, si sacrificava per favorire l’inizio di una nuova fase politica. Nuova fase politica che mi permise di diventare prima consigliere al Quartiere Saragozza, con una situazione di maggioranza, nell’aprile del 1995 poi di assumere l’incarico di Presidente di Circolo nel 1996. Erano tempi duri.
Ricordo ancora il 21 aprile del 1996, quando, proclamata la vittoria di Prodi, ci trovammo spontaneamente in piazza Calderini, dove si trovava allora la sede di Alleanza Nazionale. C’era sconcerto, dispiacere, ma anche la certezza che la battaglia andava continuata. Così si proseguì. Il Fuan divenne Azione Universitaria, il Fronte della Gioventù “Azione Giovani”, ed io divenni dirigente nazionale di entrambi.
Da tale direzione mi dimisi nel 2000, dopo essere diventato segretario regionale di Azione Giovani e di Azione Universitaria, incarico che ho ricoperto sino al 2005 quando, a seguito dell'elezione di Giorgia Meloni alla Presidenza Nazionale di Azione Giovani (da me fortemente voluta) ho di fatto ritenuto conclusa la mia esperienza. Nel 1999, grazie alla vittoria di Giorgio Guazzaloca, riuscii a diventare consigliere comunale, eletto con 502 voti; quinto degli eletti in AN, il più giovane del mandato a soli 23 anni. Nel giugno 2001, grazie al sostegno dei vertici locali del partito, fui eletto Presidente del Gruppo, incarico che ho ricoperto sino alla fine del mandato e per il quale ringrazio i miei colleghi e gli stessi dirigenti di Alleanza Nazionale, che hanno puntato su un giovane, cosa facile a parole, meno nei fatti.
Fiducia che credo sia stata almeno in parte ripagata quando, nel 2004, nonostante la non eccelsa performance di AN (costretta ad immolarsi sull'altare dell'alleanza con la lista civica), ho ottenuto oltre 1700 preferenze, diventando Presidente della Commissione Bilancio grazie alla fiducia di tutti gli amici della Casa delle Libertà che siedono in Comune con me. Insomma, il frutto di un lavoro importante sul territorio condotto da un gruppo giovanile che, su nove candidati, registrò quell'anno non a caso nove eletti.
Gruppo giovanile che così cresceva di dimensioni e di età, diventando sempre meno gruppo e sempre meno giovane, sino a diventare una vera e propria struttura, capace di annoverare una decina di consiglieri di quartieri, qualche consigliere comunale della provincia, ma soprattutto un gruppo di amici veri pronti a sacrificarsi per ciò in cui credono. Per fortuna ancora esistono persone così.
Quando, come ogni tanto amo ancora fare, mi fermo a pensare, ringrazio chi mi guarda da lassù (in particolare mio padre) per avermi donato delle amicizie così pure, intense.
Insieme a questi amici si decise di prendere una sede nostra, separata dalla “casa del padre”, la Federazione di Alleanza Nazionale; sede mantenuta con il contributo di tutti i militanti e di tutti i dirigenti di quel gruppo che dieci anni fa era il vecchio FUAN e che oggi è diventato una realtà importante nel panorama della Destra bolognese. Gruppo che, penso di poter dire, mi onoro di rappresentare, ma non di “guidare”. Quello che ci guida, è altro: è la passione, la gioia di stare insieme, la forza di un’Idea, di quelle che vengono da lontano.
Sentimenti profondi
che mi portano al ricordo più caro di quando avevo sette-otto anni e Giorgio Almirante, durante uno dei tanti convegni romani a cui sempre la mia famiglia partecipava, mi sollevò in braccio, con forza e sicurezza, ridendo insieme a mio padre; un frammento del mio passato che custodisco gelosamente e che sicuramente non dimenticherò mai.

Nato a Bologna il...

Nato il 25 ottobre 1975 a Bologna, città dove risiede fin dalla nascita, Galeazzo Bignami non è mai entrato nella Destra bolognese. Ci è nato, grazie soprattutto al padre, Marcello, che del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi è stato sempre colonna portante, fino alla scomparsa, avvenuta nel luglio 2006.

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