LA CANDIDATURA NON ERA PIU' POSSIBILE
Lo sfogo di Bignami "La candidatura non era più possibile"
Otto mesi a bagnomaria. Da settembre è in pista come candidato sindaco per Forza Italia. Ma, nonostante l'investitura pubblica di Silvio Berlusconi e di altri big del partito, non ha mai potuto lasciare i blocchi di partenza. Ora, irritato dall'infinito standby imposto dalle liturgie della politica romana — a 57 giorni dal voto, anche a Bologna il centrodestra non ha ancora deciso come presentarsi agli elettori (dipende sempre «da cosa si farà a Roma, Torino, Milano...») —
Galeazzo Bignami saluta la compagnia. «Si continua a ragionare non per il meglio di Bologna, ma con logiche da puzzle, di cui non capisco il senso. E, quando non capisco, mi faccio da parte».
Ritira la candidatura? «Sì. Sono stati otto mesi di incertezza. E nell'ultimo periodo, invece che risolversi, le cose si sono complicate. Manca la condizione che avevo posto in partenza».
Ricordiamola.. «A disposizione per fare il candidato del centrodestra unito. Mai per dividere, con la casacca di un solo partito».
Lo dica: lascia in vista della convergenza di FI sul Lucia Borgonzoni, candidata della Lega nord. «Giovedì, al tavolo nazionale c'è stata fumata nera sull'ipotesi di accordo con la Lega».
Lo scenario più probabile? «Un centrodestra con tre candidati sindaco. E dire che due sono già troppi».
Berlusconi come ha preso il suo passo indietro? «Non so... So solo che, da oggi, mi chiamo fuori».
Questa impasse si sarebbe potuta evitare? «Sarebbe bastato lasciare decidere i vertici locali, che hanno le idee chiare. Capire cos'hanno in testa a Roma è impossibile. Là si muovono secondo logiche spartitone e compensatorie che nulla hanno a che fare con Bologna. Gli elettori bolognesi sono disorientati».
Lei crea un bel problema. «Ne sono consapevole. Ma non mi sento in difetto: sono rimasto a disposizione per otto mesi».
II centrodestra diviso spiana la strada al Pd, al bis del sindaco? «Si può ancora vincere. Ma andare divisi, complicandosi la vita da soli, non aiuta. A Bologna, mai sottovalutare il Pd».
Perché? «Qui c'è ancora un sistema di potere forte che intreccia partito ed economia rossa'. Per metterlo in crisi non basta solo qualche slogan sulla sicurezza».
È un messaggio alla Lega? «Non è un messaggio a nessuno. Dico solo che i problemi di questa città sono anche altri: viabilità insostenibile, tassazione locale fuori controllo, Comune con 4mila dipendenti...».
Lei auspicava un candidato unitario. La Lega aveva lanciato la Borgonzoni. Bastava... «Un momento: si stava discutendo di candidato unitario, ma Salvini ha fatto tutto da solo con un tweet dal bagno Papeete di Milano Marittima. Non confondiamo unitario con imposto. Unitario significa anche condiviso».
Lei per chi voterà? «Se ci sarà il candidato unitario, ma mi pare difficile, voterò certo per quello».
E se FI avrà il proprio? «Valuterò nome e programma. Come spero faranno tutti i bolognesi».