Marzabotto. Fratelli d'Italia:“Corsi di arabo a scuola? Altro che integrazione…”
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L’istituto comprensivo di Marzabotto e il Comune hanno concesso ad uso gratuito all’associazione culturale islamica l’utilizzo di aule presso la scuola primaria che, di domenica, ospiterà corsi di arabo dalle 8:40 alle 16:30.
Non ci stanno il deputato di FdI Galeazzo Bignami, la consigliera metropolitana di Uniti per l’Alternativa Marta Evangelisti e il capogruppo in consiglio comunale a Bologna di FdI Marco Lisei, che puntano il dito sull’ennesima iniziativa che nulla ha a che fare con l’integrazione. “La giustificazione starebbe nel fatto che tale iniziativa si svolge da anni e serve a promuovere la conoscenza della lingua araba – spiegano -. Ma, come già accaduto in altre scuole dove tali iniziative sono state poi revocate, qui il tema è che spazi pubblici, per di più una scuola, vengono messi a disposizione per una finta integrazione. Invece di potenziare la conoscenza della lingua italiana per bambini stranieri, si preferisce l’insegnamento dell’arabo. Per di più con costi a carico del Comune che, oltre a concedere gratuitamente i locali, pagherà anche le utenze. Senza contare che le chiavi di accesso ai locali saranno tenute per nove mesi da un soggetto terzo, con buona pace delle norme sulla privacy. Dato che le lezioni dureranno ben otto ore, è lecito chiedersi come verranno gestite le lezioni, se i bambini mangeranno all’interno della scuola, chi preparerà i pasti dato che agli alunni, durante la settimana non è consentito portarsi il pasto da casa”.
“Considerato che qui parliamo di una scuola primaria, dunque di competenza del Ministero – aggiungono – vorremmo capire su quali reali presupposti normativi si fondi una concessione di questo tipo. E aggiungiamo anche un’altra questione: perché l’insegnamento della lingua araba dovrebbe passare da una associazione religiosa con il rischio di creare ulteriori divisioni e ghettizzazioni? Non è che durante queste lezioni, si insegnano anche i precetti dell’Islam? Vorremmo ricordare agli amministratori che la vera integrazione non passa certo dall’insegnamento di un’altra lingua, ma dal fornire ai bambini di origine straniera gli strumenti per abbracciare la cultura italiana e aderire ai suoi principi”.