Al Baraccano la presentazione del libro "Compagno Mitra" sui crimini dei partigiani
- Pubblicato in Regione Emilia-Romagna
Lo storico ravennate Gianfranco Stella – balzato agli onori della cronaca per aver vinto, nel 1998, un processo per diffamazione contro il famoso capo partigiano Arrigo Boldrini Bulow – ci racconta, in questo minuzioso e scomodo volume che nessun editore ha voluto pubblicare, alcuni pesantissimi reati commessi con inaudita ferocia nel Ferrarese, i quali, più che politici, andrebbero considerati di diritto comune: la strage dell’8 giugno 1945 di numerosi ex fascisti, prigionieri nelle carceri di via Piangipane, sotto le raffiche di mitra dei partigiani comunisti (si contarono quasi 200 bossoli); le “imprese” dell’ex barista e gappista ferrarese Italo Scalambra ‘colonnello Gino’ (a Ferrara gli è stata dedicata una strada) e quelle del suo luogotenente Umberto Bisi ‘capitano Omar’, il cui quartier generale era al numero 5 di via Mascheraio nella casa del medico Arturo Sani e che una volta, minacciando la figlia d’una sua vittima, affermò di aver ucciso 400 volte.
Ciniche figure criminali che, studiate sulle carte giudiziarie senza i retorici filtri della vulgata resistenziale, ci appariranno in tutta la loro antieroica crudezza: Gino Tartari detto Pazzarella, sanguinario killer seriale di Porotto; Remo Bonzagni, “responsabile d’un impressionante numero di omicidi”; Sergio Dal Piai; Claudio De Fenu capitano Gravelli; il partigiano Primo Ghini detto Manaza, di Argenta; Elia Marinelli, organizzatore dell’eccidio di undici ex fascisti prigionieri, a Comacchio; e quel Sesto Rizzati Sergio, commissario politico della 35ª Brigata ferrarese ‘Bruno Rizzieri’ e “spietato killer comunista”: fu autore di un raccapricciante memoriale con nomi e cognomi di suoi compagni (tra i quali un futuro sindaco di Ferrara) che, nell’ambito di una rivoluzionaria epurazione locale, in quell’estate di sangue ‘45 compilavano le liste dei concittadini da eliminare.
Nato il 25 ottobre 1975 a Bologna, città dove risiede fin dalla nascita, Galeazzo Bignami non è mai entrato nella Destra bolognese. Ci è nato, grazie soprattutto al padre, Marcello, che del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi è stato sempre colonna portante, fino alla scomparsa, avvenuta nel luglio 2006.