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10 Feb

CENTRODESTRA AL 30 PER CENTO

È incredibile che i sondaggi diano il PD al 32%, il Movimento 5stelle al 31% e il Centro Destra al 30%: è incredibile che, nonostante tutto quello che è accaduto, il Centro Destra ancora riesca a “giocarsela” con gli altri schieramenti per vincere le elezioni politiche.

Il fatto che siamo al 30% senza un leader politico, senza una coalizione stabile e un programma condiviso dimostra come esista larga parte dell’elettorato che, come diceva Nicola Matteucci, “guarda a destra”, perché a destra trova un riconoscimento dei propri Valori a prescindere dall’offerta politica dispiegata dagli altri partiti. E tutto ciò a dispetto del colpo di Stato di Napolitano e della conseguente decadenza di Berlusconi , a dispetto degli errori compiuti in questi anni che pure è doveroso riconoscere.

Certo, due anni fa Renzi riuscì a intercettare molto di quell’area, promettendo cose che afferivano a un programma che lui per primo ha disatteso: liberalizzazione, semplificazione burocratica , snellimento delle procedure, incentivi alle imprese.

Tutte cose che anche il centrodestra prometteva ma delle quali Renzi si era appropriato, riuscendo scaltramente a farsi interprete di quei “sogni” e facendo credere di essere capace di tradurli in fatti concreti. I sondaggi più volte hanno sbagliato e quindi diventa difficile immaginare che si possa fare affidamento su di essi ma, se proprio vogliamo dirla tutta, quando i sondaggi sbagliano solitamente penalizzano il centrodestra.

Pensiamo alla Brexit, data largamente sconfitta e che invece ha traguardato agevolmente il 50% più uno dei voti, battendo la finanza e i laburisti che confidavano invece di rimanere in Europa; pensiamo alla Clinton, appoggiata dai soliti perbenisti, è che stata sconfitta da Trump dato largamente perdente.

Anche la vittoria del NO al referendum - anch’esso appoggiato dalla finanza – parla chiaro.

E, alla fine, a dispetto delle catastrofi ipotizzate legate a crolli apocalittici della Borsa, quella stessa finanza ha saputo approfittare degli esiti del NO stesso. Lo dicono i numeri: il 30 dicembre 2016 il FTSE100 ha chiuso con una variazione del +12,7% (rispetto al 23 giugno, giorno della vittoria della Brexit), il DOW JONES ha chiuso l’anno con una variazione del +7,8% (la vittoria di Trump è dell’8 novembre) mentre il FTSEMIB ha chiuso il 2016 con un incremento del +12,8% (rispetto al valore del 5 dicembre, giorno della vittoria del NO al referendum costituzionale).

Tutto questo a dimostrazione del fatto che quelle scelte che la finanza e il mondo bancario ritenevano impraticabili e addirittura devastanti nei loro effetti, in realtà hanno prodotto e stanno producendo una ricchezza maggiore, forse anche più diffusa, concentrata non nelle mani di pochi , ma del popolo.

Dunque i sondaggi dovrebbero confortare ulteriormente il centrodestra nel nostro Paese, un centrodestra che però deve dotarsi di un programma, di un leader e di una coalizione certa, nell’attesa che, anche a livello territoriale e locale, si possa realizzare quell’armonia che attualmente manca a livello nazionale.

In realtà, se già nel 2006 e nel 2013 si fosse valorizzata a sufficienza la classe dirigente locale, si sarebbero potute recuperare quelle poche decine di migliaia di voti che invece hanno vista preclusa la vittoria al centrodestra, proprio perché si è preferito paracadutare dall’alto dei soggetti sconosciuti al territorio, invece di valorizzare chi sul territorio stesso si impegna quotidianamente. Certo, questo non è di per sé sufficiente per recuperare quel gap che ancora esiste, e in questo senso la costruzione di un programma comune, di una leadership e di un quadro di alleanze definito rappresentano elementi imprescindibili per la vittoria. Sullo sfondo di questo ragionamento si staglia quella che dovrà essere la legge elettorale con cui si voterà: una legge elettorale che sembra fatta apposta per non andare al voto prima della scadenza naturale del mandato, come Napolitano ha più volte auspicato. A dimostrazione di come quei poteri forti, che portarono alle dimissioni di Berlusconi nel 2011, siano ancora, purtroppo, ben presenti ed operanti.

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Nato a Bologna il...

Nato il 25 ottobre 1975 a Bologna, città dove risiede fin dalla nascita, Galeazzo Bignami non è mai entrato nella Destra bolognese. Ci è nato, grazie soprattutto al padre, Marcello, che del Movimento Sociale prima e di Alleanza Nazionale poi è stato sempre colonna portante, fino alla scomparsa, avvenuta nel luglio 2006.

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